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Autore: Sara Gremi

Il 14 marzo 2023 l’Europarlamento ha approvato una nuova versione della Direttiva EPBD (Energy Performance of Building Directive), denominata Case Green, relativa alla promozione dell’efficienza energetica nel settore edilizio. Si fornisce una panoramica generale sulla direttiva EPBD e sui suoi obiettivi principali, approfondendo le novità introdotte dalla recente revisione e le misure specifiche proposte per migliorare l’efficienza energetica del patrimonio immobiliare europeo.

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Principali obiettivi della Direttiva EPBD

La Direttiva EPBD costituisce un importante strumento legislativo in continua evoluzione che mira a promuovere l’efficienza energetica dell’intero parco immobili dell’Unione Europea, sia per le nuove costruzioni che per gli edifici esistenti. 

L’obiettivo a lungo termine consiste nella significativa riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030, al fine di raggiungere la neutralità climatica all’orizzonte del 2050. 

La sfida, tuttavia, si presenta particolarmente impegnativa per molti paesi europei, tra cui l’Italia, che si trovano a dover affrontare il problema di un patrimonio edilizio vetusto e tecnologicamente desueto. 

La Direttiva EPBD si propone di rimuovere gradualmente gli edifici che presentano prestazioni energetiche inadeguate attraverso:

  • la demolizione di immobili privi di vincoli artistici e storici, caratterizzati da elevate inefficienze (ove una riqualificazione non risulti conveniente a causa di limiti legati alla natura e alle peculiarità costruttive dell’edificio stesso);
  • la riqualificazione degli edifici più energivori, fissando soglie minime prestazionali allo scopo di riqualificare almeno il 15% del parco immobiliare meno efficiente di ogni Stato membro.

In base alla posizione del Parlamento europeo, tutti gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030 e D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e pubblici, invece, il raggiungimento delle stesse classi energetiche è previsto, rispettivamente, per il 2027e il 2030. 

A tale scopo, la Direttiva EPBD introduce l’obbligo di certificazione energetica per tutti gli edifici, al fine di monitorare il parco edilizio europeo e assegnare a ciascun edificio un rating in base alla sua prestazione energetica. Questo strumento rappresenta un elemento cruciale per favorire l’adozione di soluzioni sostenibili e promuovere un mercato immobiliare europeo sempre più orientato all’efficienza energetica.

Novità introdotte dalla revisione Case Green

La recente revisione della Direttiva EPBD ha introdotto alcune importanti modifiche rispetto al testo approvato lo scorso febbraio dalla Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE). 

In particolare, a partire da gennaio 2026, tutti gli edifici pubblici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero; tale obbligo si estenderà a tutti gli edifici residenziali a partire dal 2028. 

Inoltre, entro il 2028, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere dotati di impianti fotovoltaici, salvo il caso in cui la loro installazione non sia tecnicamente idonea e funzionalmente fattibile. Per gli immobili ristrutturati il termine slitta al 2032. 

Un ulteriore punto fermo del testo, così come approvato al momento, riguarda la disincentivazione da parte degli Stati membri all’acquisto e all’installazione di generatori di calore alimentati a combustibili fossili, a partire da gennaio 2024. Tuttavia, va precisato che la Direttiva non estende tali divieti ai sistemi di riscaldamento ibridi (pompa di calore e caldaia a condensazione, controllati da una centralina unica) e alle caldaie certificate per funzionare con combustibili rinnovabili.

Deroghe

La direttiva EPBD prevede, alcune deroghe all’introduzione degli obblighi di efficientamento energetico per gli edifici tutelati di particolare pregio storico e architettonico, per i luoghi di culto, per gli edifici temporanei, per le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno e per gli immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 metri quadri.

È inoltre prevista la possibilità di esentare gli edifici destinati all’edilizia sociale pubblica, qualora i lavori di riqualificazione comportassero un aumento eccessivo degli affitti rispetto ai risparmi ottenibili sulle bollette energetiche.

Introduzione del Passaporto di ristrutturazione

Il Passaporto di ristrutturazione rappresenta una novità senza precedenti nel panorama europeo e costituisce uno strumento fondamentale per la decarbonizzazione del parco immobiliare. Tale documento fornisce una tabella di marcia chiara e dettagliata per la ristrutturazione degli immobili, pensata come supporto ai proprietari nelle fasi di pianificazione e realizzazione graduale degli interventi di efficientamento energetico.
Il Passaporto, che verrà rilasciato da un esperto qualificato e certificato, previa visita in loco, comprenderà:

  • una tabella di marcia su misura, contenente le fasi di ristrutturazione da seguire per trasformare l’immobile in un edificio a zero emissioni (ZEB, Zero Energy Building) entro il 2050;
  • un prospetto dei benefici previsti in termini di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni climalteranti;
  • un report dettagliato sulle opzioni di sostegno finanziario e tecnico per gli interventi richiesti.

Sanzioni

Si sottolinea che al momento non sono previste sanzioni in caso di inadempimento da parte degli Stati membri agli obblighi proposti, né divieti di compravendita o locazione degli immobili su cui non siano stati effettuati interventi di riqualificazione energetica. Pertanto, spetta a ciascuno Stato membro decidere come orientarsi in merito alla questione delle sanzioni.

Impegno richiesto agli Stati membri

In base alla Direttiva EPBD sull’efficienza energetica degli edifici, ciascun Stato membro è chiamato ad elaborare un Piano nazionale di ristrutturazione degli edifici, il quale dovrà essere integrato all’interno del Piano Nazionale per l’Energia ed il Clima (PNIEC). In particolare, tale Piano dovrà rispettare il principio dell’efficienza energetica al primo posto e prevedere:

  • una valutazione dell’efficienza energetica del parco immobiliare nazionale di ciascuno Stato membro;
  • una tabella di marcia con obiettivi, indicatori di progresso e scadenze specifiche entro le quali migliorare le prestazioni energetiche degli edifici;
  • una pianificazione dettagliata del fabbisogno d’investimento e delle fonti di finanziamento;
  • un piano strategico per la riduzione della povertà energetica e una rassegna delle politiche e delle misure di finanziamento attuate e previste.

Tutti gli Stati membri sono pertanto obbligati a formalizzare un percorso di trasformazione del patrimonio edilizio nazionale in edifici a energia quasi zero (NZEB) entro il 2050, in linea con la strategia dell’Unione Europea per l’efficienza energetica degli edifici e il raggiungimento degli obiettivi climatici.

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