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Foto di Patrick Hendry su Unsplash

Autore: Giangiacomo Sommariva

Cos’è la carbon footprint e perché è importante nel settore industriale

La carbon footprint misura l’impatto ambientale di un’organizzazione o di un prodotto in termini di emissioni di gas serra.

Differenza tra carbon footprint di prodotti e organizzazioni

In primo luogo, è importante distinguere tra il calcolo dell’impronta di carbonio di un prodotto e quello di un’organizzazione.
La  carbon footprint di prodotto comprende la quantificazione di tutte le emissioni di gas ad effetto serra lungo tutto il suo ciclo di vita, dall’estrazione delle materie prime allo smaltimento finale del prodotto stesso.
Mentre quando si parla di carbon footprint di organizzazione, la misurazione dell’emissione dei GHG (Greenhouse Gas) è suddivisa in tre categorie principali di emissioni, come definito dal Greenhouse Gas Protocol:

  1. Scope 1: emissioni dirette generate dalle attività controllate dall’organizzazione, come processi industriali, combustione di carburanti fossili e perdite di refrigeranti;
  2. Scope 2: emissioni indirette provenienti dall’energia acquistata, come elettricità, calore o raffreddamento prodotti esternamente;
  3. Scope 3: emissioni indirette lungo l’intera catena di valore, comprese quelle a monte (fornitori) e a valle (utilizzo dei prodotti). Queste includono la produzione e il trasporto delle materie prime, la distribuzione dei prodotti e lo smaltimento dei rifiuti.
carbon footprint industriale: strategie per ridurre impronta carbonio

Le sfide della riduzione delle emissioni nel settore industriale

La riduzione delle emissioni nel settore industriale presenta numerose sfide. Una delle principali difficoltà risiede nella complessità di misurazione e monitoraggio delle emissioni, soprattutto quelle di Scope 3, che comprendono l’intera catena di approvvigionamento e risultano difficili da tracciare. Questa difficoltà deriva prevalentemente dal fatto che i dati necessari non sono direttamente in possesso dell’azienda, ma devono essere raccolti dai fornitori.

Inoltre, molti settori industriali sono storicamente dipendenti dai combustibili fossili, e la transizione verso fonti di energia rinnovabile può risultare onerosa e tecnicamente complessa.

La dipendenza dai combustibili fossili nei settori hard-to-abate

Ad esempio, l’industria chimica e le acciaierie utilizzano fonti fossili non solo come combustibili, ma anche come materie prime essenziali per le reazioni chimiche nei loro processi produttivi, rendendo indispensabile il loro utilizzo per la realizzazione del prodotto finale. Questi settori sono infatti definiti “hard-to-abate”, ossia settori il cui processo di decarbonizzazione è più complesso proprio perché sono intrinsecamente legati alle fonti fossili.

Dunque, la resistenza al cambiamento non è solamente motivata dai costi elevati delle tecnologie meno emissive e inquinanti e dalla necessità di mantenere la competitività in un mercato globale, ma anche dalla necessità di cambiare radicalmente certi processi.

Infine, la decarbonizzazione di un sito industriale richiede investimenti significativi in infrastrutture e nuove tecnologie, come l’adozione di processi produttivi più efficienti o sistemi di cattura e stoccaggio del carbonio. Questi ostacoli, pur difficili e onerosi, devono essere affrontati per ridurre l’impatto ambientale e mantenere la sostenibilità a lungo termine.

Strategie per ridurre la carbon footprint industriale

Per un sito industriale, il raggiungimento della neutralità carbonica comporta necessariamente l’adozione di molteplici interventi poiché difficilmente una singola azione sarà in grado di ridurre del 100% le emissioni di gas serra. Le azioni da intraprendere per ridurre l’impronta di carbonio possono essere:

  1. Efficienza energetica industriale
  2. Economia circolare
  3. Energie rinnovabili
  4. Riduzione emissioni Scope 3

Efficienza energetica industriale

Tra le prime azioni da intraprendere, è fondamentale migliorare l’efficienza energetica, ottimizzando i processi produttivi per ridurre al minimo il consumo di energia. Questo obiettivo può essere raggiunto, ad esempio, attraverso l’adozione di macchinari e tecnologie più avanzate ed efficienti, oppure tramite l’implementazione di sistemi di telecontrollo, capaci di monitorare i vari processi in tempo reale e, successivamente, di ottimizzarli minimizzando la domanda di energia.

Economia circolare per l’efficientamento energetico industriale

In secondo luogo, l’adozione di un sistema di economia circolare è essenziale per ridurre ulteriormente gli sprechi energetici e la dipendenza dalle fonti fossili e dalle materie prime. Questo approccio mira a massimizzare l’uso dei materiali lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti, riducendo così l’impatto ambientale complessivo. Riuso, riciclo e rigenerazione di risorse diventano elementi fondamentali per minimizzare gli sprechi e creare un ciclo produttivo che riduce la necessità di estrazione e utilizzo di nuove materie prime. Questa strategia non solo contribuisce alla riduzione delle emissioni, ma anche alla resilienza delle industrie in un contesto di risorse sempre più limitate.

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Energie rinnovabili

A questo punto, diventa fondamentale avviare una transizione verso l’uso di energie rinnovabili, tramite l’installazione di impianti che sfruttino fonti rinnovabili come quella del sole o del vento, o altre energie meno emissive. Nel caso in cui questa soluzione non fosse praticabile o risultasse insufficiente, è possibile integrare la quota di energia rinnovabile mancante ricorrendo ai Certificati Bianchi, uno strumento che incentiva l’efficienza energetica, permettendo alle aziende di compensare il fabbisogno energetico attraverso crediti derivanti da progetti di risparmio energetico.

Ridurre emissioni di Scope 3

Infine, ridurre le emissioni di Scope 3, che includono tutte le emissioni indirette legate alla catena del valore di un’azienda, rappresenta una delle sfide più complesse nella decarbonizzazione. Per affrontarle, un’azienda può adottare diverse strategie a cominciare da una maggiore collaborazione con i fornitori attraverso incontri e programmi di formazione per sensibilizzare i partner commerciali sull’importanza di questo processo.

In secondo luogo, serve imporre standard ambientali nei contratti includendo criteri di sostenibilità o di implementare pratiche a basse emissioni di carbonio. Inoltre, per incoraggiare i fornitori a intraprendere un processo di decarbonizzazione, le aziende possono offrire incentivi economici. Questo potrebbe includere premi per i fornitori che raggiungono obiettivi di riduzione delle emissioni o preferenze nelle assegnazioni di contratti a quelli che dimostrano un impegno concreto nella sostenibilità.

carbon footprint industriale: Emissioni di co2

Figura 1. Emissioni di gas serra (kt) e contributo del settore IPPU (Processi industriali e uso del prodotto) al totale nazionale (fonte: ISPRA).

Conclusioni su come ridurre l’impronta carbonica di un’azienda

Il settore industriale è uno dei settori che maggiormente contribuiscono alle emissioni globali di gas climalteranti, rendendo fondamentale l’adozione di strategie di mitigazione. Infatti, in Europa, nel 2019, il settore “Processi Industriali e Uso dei Prodotti” rappresentava il secondo settore più emissivo con una percentuale pari al 9,10%, secondo solamente al settore “Produzione Energia” che copre da solo quasi l’80%.

In Italia, le emissioni complessive di gas serra stanno diminuendo di anno in anno, ma il settore industriale rappresenta una delle sfide maggiori nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Il rallentato ritmo di decarbonizzazione di questo comparto è dovuto alla sua forte dipendenza da processi ad alta intensità energetica e all’uso di combustibili fossili.

Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati dall’Unione Europea, che prevedono la neutralità climatica entro il 2050, sarà essenziale accelerare l’adozione di tecnologie innovative, incentivare l’efficienza energetica e facilitare la collaborazione tra imprese e governo per una transizione sostenibile.

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